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sabato 8 maggio 2010

Sospesa tra la stanchezza e la voglia di vivere

E' davvero un sacco di tempo che non aggiorno il blog.

Semplicemente perché in questi ultimi mesi la mia voglia di raccontarmi è venuta meno. Non ho grosse novità, quindi mi sembra di parlarmi addosso, anzi di scrivermi addosso.

La mia vita scorre tra un controllo ed un altro. I miei valori stanno lì, inchiodati. La mia malattia residua oscilla e con essa la mia serenità, la mia fiducia nel presente e nel futuro. Anche la mia volontà ferrea di riprendere il controllo della mia vita, di rimettermi in gioco, di testare le mie nuove, o riacquisite, capacità di cavarmela nelle diverse situazioni della vita quotidiana, vengono meno.

In tre parole: sento la stanchezza.

Sono stanca di sentirmi una precaria. Sono stanca di sentirmi malata. Sono stanca di sentirmi un'osservata speciale. Sono stanca di sentirmi stanca.

Sento sulle mie spalle la fatica di questi ultimi 2 anni e 5 mesi.

Poi mi guardo indietro e se ricordo quando ero cieca per via dell'infezione agli occhi, quando ero allettata per via delle emorragie, quando ero sotto alimentazione forzata, quando ero in isolamento per via delle difese immunitarie inesistenti, quando dipendevo da tre trasfusioni alla settimana, quando a malapena riuscivo ad alzarmi dal letto con le mie gambe… beh, la mia vita di oggi è una meraviglia. Ma mi tocca guardare bene il bicchiere per vederlo mezzo pieno perché a primo acchitto, ve lo assicuro, mi sembra sempre e comunque mezzo vuoto o meglio vuoto e asciutto.

Anche i ragazzi, ed in particolare Marco, iniziano a non tenere più la tensione. Sono irascibili, poco ragionevoli, scattano al minimo stimolo. Ed io, ovviamente, mi sento in colpa per tutto questo: so bene cosa significhi vivere l'incertezza data dalla malattia di un genitore. Mio padre aveva trenta anni (ed io un paio) quando ha iniziato ad avere seri problemi di salute e noi tre, bimbe, adolescenti e poi ragazze, siamo cresciute, nonostante gli sforzi di mamma per tenerci fuori, in un clima di instabilità emotiva scaturita dalla poca sicurezza per l'avvenire. Poi, tra un acciacco e l'altro e la sua voglia di vivere, papà ci ha lasciate che eravamo tutte e tre sposate, ma ha lasciato una moglie stanca ed estenuata dalla fatica psicologica di vivergli accanto tra alti e bassi, e tre ragazze, in modi diversi, intimamente provate.

Nel frattempo il lavoro va avanti; da pochi giorni sto valutando la possibilità di spostarmi in un altro gruppo, per la maggior parte di base a Genova: sto iniziando a seguire qualche riunione, a capire di cosa si tratta, ma purtroppo, spessissimo, la mia voglia di fare è frenata da un lato dall'eccessivo grado di preoccupazione riguardo la mia salute del mio nuovo capo, dall'altro dalla giustissima paura dei nuovi colleghi, per la maggioranza ben più grandi di me, non tanto di trasferirmi le proprie competenze, quanto di lasciarsi sfuggire tessere della propria attività in un momento così difficile per il mercato e per la nostra azienda per la quale c'è aria di cessioni di rami di azienda, mobilità ed esuberi. Così, io che negli ultimi anni prima della malattia, ero abituata a gestirmi da sola ed a gestire il mio piccolo gruppo in piena autonomia e con piena fiducia dei miei colleghi e superiori, oggi mi trovo a dover eseguire ordini o svolgere compiti ben definiti e senza uscire dalle righe. Chissà…

Nel frattempo la mia nonnetta ottantaseienne, si è allettata e si sta consumando… Lei è stata uno dei punti fermi nelle nostre vite ed ora, vederla così, è uno strazio per tutti. Ma il tempo passa e fa il suo corso e non resta che rassegnarsi al proprio destino.

E per finire, il bel tempo non accenna ad arrivare e tutta questa pioggia ha un po' rotto le scatole: avrei voglia di sole, di cieli azzurri, di ponentino che alla sera accarezza le mie guance, di passeggiate, di sabbia sotto i piedi e di schizzi d'acqua di mare, di corse al parco, di camminate in montagna, di freschi ruscelli, di impetuose cascate, di verdi prati, di cinguettii di uccelli, di profumo di fiori… insomma, ho semplicemente voglia di vivere!

Alla prossima

7 commenti:

  1. Ciao Daniela,non arrenderti mai,questi mali si combattono con il morale alto,non abbatterti, fai tutte le cure possibili,ma non pensare sempre alla malattia,cerca di svagarti un pò,approfittando dei giorni che stai meglio.
    Ciao,buona giornata.

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  2. Vengo, con le mie mani piene, pronte ad offrirti ristoro dagli affanni. con la mia me, sospesa come te tra la stanchezza e la voglia di vivere. ci trasciniamo addosso tutto, sofferenza, e malumori, e cerchiamo in noi, magari uno spiraglio di luce, io, tra una meditazione e l'altra, molti attraverso la preghiera. Ma a volte, non si hanno neanche parole per quella, ne gioie da ricordare tra le rughe del tempo che inesorabile sembra ti porti via come un grosso maestrale tutta la vita...
    Cara, sono 13 anni che combatto, e anch'io sono stanca. Ancora terapie su terapie, farmaci su farmaci per alleviare il dolore delle metastasi alle ossa. Terapie antalgiche paliattive che non ti possono che aiutare per brevi istanti. E la malattia rimane ancorata a me, da due anni ritornata prepotente a farsi sentire...
    Non arrenderti mai...non farlo. Raccogli le poche energie, e falle esplodere di gioia. Io ti starò vicina, come amica, compagna di silenzi, scrigno su cui depositare le tue pene. Mandami e mail, chiamami io ci sarò...
    sono amica di Adamus e vorrei poter essere anche tua amica.
    Ti lascio il mio link

    http://magadiendor2.blogspot.com/

    ma mi troverai con le mie poesie anche in

    http://magadiendor.blogspot.com/

    lì mi troverai, vera non arteffatta...troverai Lilly

    Un abbraccio sincero da chi comprende

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  3. Ciao Daniela sono Gabriella un'amica di Adamus...
    il tuo post mi dice che sei una donna combasttiva che in questo momento hai subito solo un attimo di scoramento, complice anche questo tempo capriccioso che ci nega il sole da noi tutti agoniato, ma sono sicura che ritornerai a combattere perchè non sei tipo da arrenderti , vedrai ritornerà un raggio di sole nella tua vita come ritornerà il sole nel cielo.

    Un abbraccio!

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  4. Eccomi Daniela, così come ti ho promesso...ti lascio uno stralcio del mio racconto autobiografico, 'la mia ragione per vivere', dal titolo un viaggio indimenticabile.

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  5. La mia vita è stata una grande e bella avventura ricca di avvenimenti significativi. Un cammino tortuoso, al contempo affascinante, dove ho incontrato persone che mi hanno indicato le strade da percorrere...Quando mi guardo indietro, e ripercorro le tappe salienti del passato, mi sento libera da paure, sensi di colpe, frustrazioni, sentimenti negativi di ogni genere, ma semplicemente orgogliosa e felice per essere riuscita a superare tutte le avversità.
    E mi sento anche fortunata, perché al mio fianco, ho avuto esseri invisibili che mi hanno allontanato lungo questo cammino dai pericoli e dagli ostacoli insormontabili, indirizzandomi sempre verso il “bene” e non verso ciò che era sbagliato.Anche quando ormai ritenevo di essere caduta nel baratro, c’è stato chi ha creduto in me, ed ha voluto ripescarmi… e poiché, nessun’anima è da buttare via, la mia, forse occorreva rimetterla in gioco! Sorrido quando penso al mio Angelo Custode e a quante camice avrà dovuto sudare, che ci sarà voluta magari un’intera schiera di Angeli per martellare nella mia mente frasi di autostima e parole di conforto. Credevo di valere meno di niente!
    E’ per questo che trascorrevo la mia vita senza nessuna meta, senza più speranza, con l’idea fissa che a trentacinque anni sarei morta e che non sarebbe servito a nulla prodigarsi e cercare di fare emergere quella parte di me sensibile e infantile, in un mondo di maschi che ritenevano le donne come me, sciocche, sdolcinate e superflue. La vita passata è stata un continuo alternarsi di momenti tristi e folli. Folli perché di notte meditavo vendetta contro le persone che mi facevano soffrire tanto. Ritenevo che anch’io avessi diritto alla mia parte di felicità, ma non era certo punendo il prossimo che assaporavo momenti di gioia o obbligandolo ad essere come avrei voluto. Tutto mi si ritorceva contro.

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  6. Il mio unico e Grande sfogo era la mia penna; scrivere alleviava in me quell’oppressione e quel senso di impotenza che mi sentivo dentro, quando mi saliva la rabbia e lo sconforto e mi aiutava a superare i giorni, i mesi, gli anni… A trentacinque anni, così come percepivo da tempo dentro di me, scoprii di avere un carcinoma mammario. Non so come ciò sia potuto succedere realmente, ma io ne ero fermamente convinta, forse per il mio spirito intuitivo o forse per le mie facoltà premonitrici. Morire per rinascere a nuova vita, questo era il giusto significato del mio cancro.
    Nei tre anni successivi alla malattia ho appreso una grande lezione di vita e ho aperto gli occhi ad una nuova alba dove do il giusto significato alle cose che mi circondano.Ho imparato ad amare e accettare, perdonare e condividere e ho rafforzato quella fede che non avevo impreziosito durante il corso della mia vita.
    Cristo era riemerso prepotentemente dal profondo del mio cuore per darmi di nuovo un Grande Messaggio d’amore. Anch’io facevo parte del suo immenso progetto e avevo più fiducia nel disegno che lui aveva per me. Avevo dimenticato la mia vera essenza e la nobiltà d’animo che mi aveva fatto sempre soffrire e che era rimasta sepolta dentro di me per troppo tempo e insieme ad essa tutta la mia sensibilità e la mia purezza. Dovevo smettere di avere paura di sbagliare, di sentirmi una vittima e per fare questo dovevo compiere in me una rivoluzione interiore e comprendere la complessità dei miei pensieri e dei miei sentimenti. Ma per questo occorreva troppo tempo! Immaginai che davanti a me ci fosse tutto il tempo necessario per imparare, per sapere, per conoscere me stessa, la vita, gli altri. Fermai l’orologio e il calendario per immergermi in questo lavoro di “inviata speciale”!
    Poi un giorno trovai la chiave. Dovevo trovare una ragione per vivere e perdonarmi. Come?
    Mi buttai a capo fitto studiando le filosofie orientali, le occidentali, frequentando gruppi di meditazione e di persone che hanno condotto le mie scelte di vita verso una visione olistica, pensando più con il cuore che con la mente. I miracoli cominciarono a susseguirsi, l’uno dopo l’altro.
    Era un miracolo la vita stessa che giorno dopo giorno mi offriva una moltitudine di grazie; bastava che aprissi le braccia…e tutto mi veniva dato.Prima del cancro, nella mia vita, non riuscivo a vedere che solitudine e un immenso e amorfo deserto, ora imparo a guardare oltre… e ogni volta che lo faccio, vedo cose nuove. Al mattino quando tutto è ancora silenzioso apro le finestre e sollevando gli occhi al cielo ringrazio quel Dio Superiore che mi ha dato così tanto.Credevo di essere stata abbandonata anche da lui, perché ogni volta, le mie richieste non venivano esaudite; ma Lui c’è sempre stato e mi dava ciò che mi necessitava, soltanto quando lo riteneva più giusto per me. Ho riacquistato la mia ragione per vivere. Ho scelto di VIVERE!!
    (A.o. pseudonimo Liliana Luce)
    Buon fine settimana Cara

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  7. Scusami Daniela, ma l'ho dovuta spedire in più commenti. Ora sai qual'é la mia ragione per vivere
    Un abbraccio
    Lilly
    spero lo sia anche per te, sempre.

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