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giovedì 18 febbraio 2010

Riflessioni

Chi ha seguito con me l'iter della mia malattia, sa benissimo che nei momenti più bui, il pensiero dei miei figli mi ha sempre spinta ad andare avanti, a combattere ad oltranza, a resistere al dolore, alla disperazione, alla paura, alla tristezza. Non importava quanto stessi male, mi bastava rivolgere il pensiero ai miei angioletti per sentirmi meglio e per non abbattermi.
La prima cosa di cui mi sono voluta riappropriare, quando ho iniziato a riprendermi, è stata la mia famiglia. Nei lunghi periodi di ospedalizzazione, Stefano è stato il mio tramite verso i nostri ragazzi: mi raccontava della scuola, dell'andamento della casa, mi recapitava disegni e regalini che puntualmente mi commuovevano ma mi davano coraggio, ci collegavamo insieme con la webcam per vederli quando ero in condizione di farlo. Insomma, nonostante i lunghi ricoveri, non ho mai perso i contatti con i piccoli rafforzando persino il legame con loro, soprattutto con Andrea (il più grande).
Un altro pensiero che mi teneva legata alla vita, era il mio lavoro. Anche con i colleghi non ho mai perso i contatti: ogni giorno uno di loro veniva a trovarmi e, sebbene non parlassimo quasi mai dell'ufficio, ho sempre avuto l'impressione di continuare ad essere una di loro. Purtroppo, però, era solo un'impressione...
E' ormai un anno che ho ripreso a lavorare, l'anno più duro della mia vita professionale. E' vero che i quattordici mesi di stop mi avevano vista impegnata in una lotta senza quartiere per la sopravvivenza, ma, mai e poi mai, avrei pensato che riprendere i normali ritmi della vita lavorativa sarebbe stato così difficile. Tralascio il profilo professionale: è inutile discutere di ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato... Tralascio il fatto che, dopo le tre gravidanze, questa è la quarta volta che mi tocca ricominciare tutto daccapo... Tralascio il fatto che mi sono ritrovata in un altro gruppo di lavoro a colpi di organigramma senza che nessuno abbia avuto la compiacenza di avvertirmi prima (ed io che pensavo di essere "in prestito" nel nuovo gruppo)... Ma non riesco a tralasciare il profilo umano della faccenda, se di umano si può parlare nell'attuale mondo del lavoro... Non riesco a non pensare alle offese ed alle umiliazioni subite in questo anno, da parte di tutti: a partire dalla segretaria per finire al capo. Non riesco a non continuare a chiedermi se la partecipazione e la vicinanza ricevuta mentre stavo male è stata solo di facciata, magari solo per falso perbenismo o per assicurarsi una bella assoluzione durante la confessione...
Gesù ha detto una frase che suona più o meno così: "Quello che farete al più piccolo di voi, lo avrete fatto a Me". Molte persone mi hanno tenuto la fronte mentre vomitavo, mi hanno asciugato le lacrime mentre piangevo, mi hanno fatto da guida mentre ero cieca, mi hanno sorretta quando le mie gambe non mi sostenevano, mi hanno accarezzata mentre sopravvivevo a fatica, mi hanno sorpresa con le loro visite inaspettate dietro l'acquario, mi hanno fatta sorridere con un sms e tutte queste cose, per chi crede, le hanno fatte a Gesù. Ma forse non hanno ben capito che anche tutto il male che ho ricevuto è, probabilmente, arrivato fin Lassù...
Grazie al mio carattere non ho mai sofferto di solitudine ma vi assicuro che ultimamente il sentimento più frequente quando entro in quell'edificio è proprio questo... E se non fosse per Katiuscha, l'unica persona che continua a tenermi compagnia, non avrei più rapporti extra-professionali con nessuno.
Più di dieci anni fa, ad una riunione alla scuola materna frequentata da Andrea, una mamma mediorentale molto in gamba, fece notare a tutte noi "brave mamme cattoliche" quanto fosse incredibilmente ipocrita la nostra cultura, quando una tra noi disse al proprio figlio di non picchiare l'amichetto perché Gesù lo vedeva... E certo perché se avesse avuto gli occhi chiusi avrebbe potuto ammazzarlo...
Mi dispiace non aver fatto capire a nessuno che avrei avuto bisogno del sostegno maggiore quando dovevo ricominciare a scontrarmi con i banalissimi problemi della vita quotidiana, io che ero, ormai, abituata solo a contare i caduti, in una guerra che ho subito e sto ancora subendo perché l'azienda guarda a Daniela come a "un morto che cammina".
Daniela "cammina", indubbiamente, ma verso il suo futuro, quale che sia la sua durata. Daniela non è "morta" e darà ancora battaglia perché per lei vivere è combattere, vivere è sperare, vivere è non arrendersi mai, vivere è cercare di cambiare in meglio il suo piccolo angolo di mondo...
Spesso rispondo a chi mi chiede come stia che "sono viva abbastanza" utilizzando il verso di una canzone di Ligabue (il mio cantante preferito); ebbene, credo che non si possa mai essere vivi abbastanza perché si può sempre vivere di più, più intensamente e con più consapevolezza di quanto sia bella la vita...
Dedico la mia battaglia per riconquistarmi il mio posto nel mondo a tutti i miei compagni che non ce l'hanno più.
A proposito, colgo l'occasione di questo post per comunicare a tutti i miei amici che l'ultimo controllo è andato bene: il numero delle cellule indifferenziate nel midollo è stabile, i valori ematici anche e, finalmente, dovrò sottopormi a controlli più diradati nel tempo.
A presto

6 commenti:

  1. Che dire... principalmente la cosa fondamentale è che i tuoi valori stiano migliorando, così da poter essere ancora più forte per camminare al fianco di Stefano e dei tuoi 3 cuccioli.
    Certo che chi ti fa credere tenga a te e poi cambia comportamento non è un vero amico...ma è appunto solo un collega di lavoro.
    Anche io alla soglia dei miei 45 anni ho avuto l'ennesima fregatura, quelle che pensavo fossero colleghe, che ho coperto in mille modi fino ad adesso per evitargli tirate d'orecchi dal capo, ho scoperto che invece alle mie spalle si sono ampiamente curate dei fatti loro sparlando di me. Che dire, non si è mai in grado di conoscere chi si ha davanti e non si finisce mai di conoscere chi si ha vicino. Bisogna solo imparare ad accettare gli altri senza aspettarsi nulla, ovviamente neanche il male e l'indifferenza. Mia madre da piccola mi diceva "ricordati che tu sei figlia unica e come tale dovrai bastarti da sola, dovrai sorreggerti da sola", io rimanevo male .... ma forse aveva ragione. Gli affetti veri sono pochi, bisogna trovarli e tenerseli stretti ed accettare che ci sta un mucchio di altra gente che fa il tuo stesso cammino ma non condivide nulla con te.
    Un bacio
    Maddy

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  2. Cara Daniela...
    io so FUORI dal mnondo del lavoro..
    Sono INVALIDA...
    Non più valida, all'80 per cento.
    E, ti dirò, sono contenta...
    anzi, MI VANTO DI ESSERE INVALIDA!
    E cercherò di SPREMERE al massimo TUTTO il succo della vita che mi rimane!
    Compresi assegni di invalidità, entrate gratis al cinema e quant'altro...
    Qualcuno, quando mi vede, crede che lo prenda per il culo...
    Solo perchè il mio "BUCO" non si vede ad occhio nudo..
    Ci vuole una risonanza..
    Non si vede, ma si "SENTE"..
    Io lo "sento"...
    Ecapisco perchè mi hanno estromesso dal mondo del lavoro!
    Ma chi ha più voglia di sgomitare con le colleghe?
    ma chi ha voglia di fare le code negli uffici per cercare di scavalcare la burocrazia?
    Io certamente NO!
    E, forse, a volte perdere certi treni, è una vera fortuna...
    E tutto il resto...è vita!
    Ciao
    annamaria...
    ps: e adesso, come mi ha detto il medico legale...mi dò all'arte!

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  3. Cara Anna,
    io sono DENTRO al mondo del lavoro... ma sono anche INVALIDA al 100% e necessito di accompagno.
    Ma... non mi piace piangermi addosso, quindi, cerco di fare tutto ciò che riesco da sola, compreso andare a lavorare tutti i giorni (controlli esclusi): i medici legali dell'INPS hanno riconosciuto la mia invalidità ma non la mia inabilità al lavoro, quindi ho almeno altri 25 anni di lavoro davanti a me...
    Probabilmente chi mi vede pensa che io sia sana perchè, grazie a Dio, sto riacquisendo il mio aspetto di prima.
    Ma dentro di me... non potrò mai essere la stessa persona...
    Il mondo del lavoro mi sta stretto, troppo stretto... io soffro ogni giorno perchè ho perso i contatti con gli altri, non riesco più ad essere frivola, a chiacchierare di stronzate alla macchinetta del caffè, ad accettare che i colleghi sgomitino per accaparrarsi il posto migliore, che la propria carriera venga prima di tutto e di tutti... insomma mi sarei data volentieri all'arte se i medici legali mi avessero riconosciuto l'inabilità...
    Ed invece sono qui che ti scrivo dall'ufficio, sempre più isolata nella mia stanza e con sempre meno voglia di dimostrare chi sono e quanto valgo... tanto per l'azienda sono un disabile che usufruisce della legge 104, una leucemica cardiopatica e con un'insufficienza respiratoria che vorrebbe essere considerata come prima (ma forse era solo un'illusione anche avere la considerazione dei miei superiori - loro avevano bisogno di me)... una rompipalle, insomma. Ma per l'INPS sono, invece, troppo giovane per avere l'inabilità... Sapessero come mi sarebbe piaciuto invecchiare senza la consapevolezza che la vita da un momento all'altro possa tradirti e ferirti... Sapessero come mi sarebbe piaciuto non dover mai pensare di non arrivare a vedere adulti i miei figli...

    Cara Maddy,
    credo che la convinzione di bastarsi da soli sia solo uno schermo dietro il quale ci si nasconde quando la solitudine è troppo opprimente...

    Ciao a tutte,
    Daniela

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  4. Ti vorrei sollevare....
    ma non riesco a sollevare me stessa....
    Danielaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa


    tvb
    annamaria

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  5. Cara Daniela, sono contenta di sapere che hai ripreso il "controllo della situazione" dal punto di vista fisico. Vedrai, non ci vorrà molto tempo per riprendere il controllo anche dal punto di vista dei rapporti interpersonali, con la differenza però di sapere come si comporta la gente e quindi di sapere come
    "difendersi" ! Continua così: sii forte.

    Un bacio.

    Averia (sempre la collega dell'Antoccia, anche se non siamo più in stanze attigue)

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  6. Non voglio anggiungere niente di più di quanto è stato detto e commentato.
    Ma vorrei che Daniela potessi conoscermi meglio.
    Il mio diminutivo é Lilly, ho 50 anni e a 37 quando i miei due bambini avevano uno 8 e l'altra 3, ho avuto il referto istologico. Tumore maligno infiltrante, al seno con conseguente K mammario, ossia, estirpazione del seno destro totale con conseguente chemioterapia invasiva per un anno. In quell'anno ha avuto 2 operazioni, e tre interventi, uno interroto, perché stavo andando al creatore. Per fortuna qualcuno ha sentito il mio richiamo e mi hanno soccorso. Non mi avevano fatto le analisi, ma ero allergica all'atropina e ai vasodilattatori.
    il 5 aprile iniziai la chemio, e il primo maggio dal dispiacere, morì mio padre, dopo 4 mia madre che si ammalò di tumore e plurimetastasi. allora non avevo capito che infiltrante, significava che prima o poi mi sarebbe dovuta arrivare da altre parti...ma allora non ci pensavo, presa com'ero ad allevare i miei figli e a scrivere. Mentre facevo la chemio, stavo sempre malissimo, e dopo qualche mese dalla fine, scoprirono che avevo una grave malformazione cerebrale dalla nascita, mai scoperta fino ad allora, che mi diede circa 15 o 20 attacchi epilettici al giorno. In teoria non sarei neppure dovuta nascere, perchè é come se possedessi tre emisferi, il 3 me l'ha risvegliato la chemio. Dal 1997 passo il mio tempo tra oncologi, neurologi e neurochirurghi, e psichiatri. Prendo circa 10 o 12 pastiglie al giorno ed ora di nuovo chemio e terapie antalgiche per endovena e domiciliari. Sono sopraggiunte 2 anni fa le metastasi alle ossa, e una semiparalisi alla gamba destra, e semicecità. Si, anch'io come puoi capire sono invalida al 100 x 100. Ma non mollo. Parlo con il mio cancro, mi arrabbio, a volte lo ringrazio per avermi fatto capire molte cose di me e del mondo.
    Daniela, presto diventerò un clown di corsia, perché ho bisogno di dare amore a chi non ce l'ha. Io ho cresciuto i miei figli x ben 13 anni, con il dolore nel cuore, con fatica, ma quanto mi sento appagata. con un uomo che mi ha fatto da padre e da compagno, che é stato una roccia e un impagabile sostegno.
    Ti auguro ogni bene Daniela.
    Un abbraccio
    Lilly
    PS ora, sai proprio tutto di me.

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